Quando parliamo di “splint” in odontoiatria (dall’inglese “TO SPLINT”, vale a dire “steccare”, “legare insieme”), intendiamo una tecnica atta alla stabilizzazione di più denti uniti tramite un filo metallico, solitamente di tipo ortodontico, intrecciato una o più volte.

 

Tale dispositivo, quasi sempre applicato al gruppo frontale superiore (a livello palatale), o inferiore (a livello incisale), permette di solidarizzare fra loro più elementi compromessi, migliorandone la funzionalità e riducendo una mobilità spesso presente.

 

 

 

splint linguale

 

 

QUANDO SI USA LO SPLINT:

 

  • BRUXISMO: è forse il caso più classico, data l’altissima percentuale di persone che sono solite digrignare e serrare i denti nell’involontario tentativo di eliminare o ridurre lo stress emotivo.

I danni causati dall’eccessiva pressione determinano un’erosione sempre maggiore delle superfici dentali, con conseguente mobilità degli elementi stessi.

In questi casi lo splint è spesso associato all’uso di una placca, un BITE, cioè, indispensabile a proteggere i denti da una sollecitazione continua e disfunzionale, nonché l’articolazione temporo-mandibolare sempre in sofferenza a livello osseo e muscolare.

La combinazione di splint e bite ha, come conseguenza, un netto miglioramento della sintomatologia algica, riducendo, al contempo, anche i tipici rumori di scroscio osseo presenti in questa casistica.

 

  • PARODONTITE: una delle conseguenze più importanti della patologia parodontale è, senza dubbio, la mobilità dentale.

La tecnica dello splintaggio, appare, di conseguenza, particolarmente indicata per stabilizzare gli elementi compromessi, migliorando il comfort del paziente, e riducendo quella sensazione di “dente allungato” caratteristica di queste forme.

Nei casi particolarmente severi, con perdita ossea importante a carico dei denti danneggiati e quasi al limite dell’estrazione, può risultare più efficace applicare lo splint non sulla superfice dello smalto ma in un piccolo solco al suo interno, in modo da renderlo ancora più robusto e duraturo.

In questo modo, non solo si rende più agevole la terapia eziologica favorendo la guarigione dei tessuti, ma si riesce anche a ritardare, in alcuni casi, la riabilitazione protesica degli elementi più compromessi.

 

  • FRATTURE DENTALI: spesso, in seguito a traumi, si verificano fratture dentali che possono portare, se non trattate adeguatamente, a perdite degli elementi stessi. Lo splintaggio, in questi casi, unendo gli elementi coinvolti adiacenti, permette una guarigione più veloce ed efficace anche del tessuto parodontale in un ambito di maggior sicurezza.

 

  • DOPO INTERVENTI CHIRURGICI: in alcuni casi di chirurgia orale, spesso parodontale, può essere utile uno splintaggio al fine di recuperare più facilmente la funzionalità masticatoria.

 

  • ORTODONZIA: al posto della contenzione mobile post-trattamento, si può applicare uno splint quale presidio non invasivo, facilmente tollerato dal paziente e di lunga durata.

 

Splint palatale

Splint palatale